23.1.11

L'arte dell'accecamento





Il XVII secolo fu il secolo delle matematiche, il XVIII delle scienze fisiche e il XIX della biologia. Il nostro, il ventesimo, è il secolo della paura. Mi si obietterà che questa non è una scienza. Ma anzitutto, anche la scienza c'entra in qualche modo, come è vero che i suoi ultimi progressi teorici l'hanno condotta a negare se stessa mentre le sue applicazioni minacciano la terra intera di distruzione. Inoltre, se la paura in se stessa non può essere considerata alla stregua di una scienza, non c'è dubbio che essa sia tuttavia una tecnica. 
Albert Camus, 1948 

Da allora, la Paura è diventata l'Arte contemporanea della mutua distruzione assicurata e, comunque, una cultura dominante che ha accompagnato il prodigioso sviluppo non solo della fotocinematografia, ma soprattutto della televisione. La televisione ha sconvolto le forme della rappresentazione artistica, grazie all'immediata presentazione in cui il tempo reale ha avuto definitivamente la meglio sullo spazio reale delle grandi opere dell'arte, sia letterarie che plastiche.

Obbedire a occhi chiusi è l'inizio del panico. In questo mondo nel quale il diniego e le tetre passioni prendono il posto delle certezze, ciò che soprattutto non si cerca è di vedere. [...] La postmodernità si impegna a sostituire ciò che distrugge e dunque comincia col distruggere ciò che sostituisce. 
- Maurice Merleau-Ponty, 1958. 

Con la teleobiettività, non soltanto i nostri occhi sono chiusi dallo schermo catodico, ma soprattutto non cercano più di guardare, di vedere attorno e neppure davanti a noi, ma unicamente oltre l'orizzonte delle apparenze oggettive. Questa è la fatale distrazione che provoca la brama e la paura paradossale che Merleau-Ponty chiamava panico. Oggi la rivelazione multimediale azzera ogni riflessione rappresentativa, a vantaggio di quel riflesso panico del virtuale che si sostituisce al mondo attuale dei fatti e degli eventi accaduti. 

Alla fine del XX secolo Karol Wojtyla dichiarava: Il problema della Chiesa universale è di sapere come rendersi visibile. All'inizio del terzo millennio, questo è il problema di ogni rappresentazione

Noi siamo ovunque guardate. Sempre e in ogni luogo del mondo. 
(Lo slogan pubblicitario dell'agenzia Corbis, fondata nel 1989 da Bill Gates con l'esplicito proposito di monopolizzare l'immagine fotografica, rende evidente il grande panico delle rappresentazioni. Se per alcuni il fine è di vedere tutto ma anche di avere tutto, per la folla degli anonimi il fine è solo quello di essere visti).