24.4.11

Il vino finì in fretta e ordinai un'altra bottiglia












Quando mi interrogano sulla mia professione, mi sento imbarazzato: divento rosso, balbetto, io che altrimenti sono noto per essere un uomo disinvolto. Invidio la gente che può dire: faccio il muratore. 
Ai parrucchieri, ai ragionieri, agli scrittori invidio la semplicità delle loro professioni; queste professioni si spiegano da sole, non richiedono ulteriori chiarimenti. Io invece sono costretto a rispondere a queste domande: rido. Un'ammissione simile ne richiede altre, perché anche alla seconda domanda "Vive di questo Lei?" devo rispondere "sì"; il che risponde al vero. Vivo realmente del mio riso e vivo bene perché il mio riso, per esprimersi commercialmente, è richiesto. Rido bene, ho imparato a ridere, nessun altro ride come me, nessuno conosce come me le sfumature di quest'arte. Per molto tempo - per sfuggire a noiose spiegazioni - mi sono definito attore, ma le mie qualità mimiche e recitative sono così povere che questa definizione non mi è sembrata rispondere a verità e la verità è: rido. 
Non sono né un clown, né un comico, non rallegro l'umanità, ma rappresento l'allegria; rido come un imperatore romano o come un sensibile giovinetto candidato agli esami di maturità, il riso del XVII secolo mi è così familiare come quello del XIX e - se il caso lo richiedesse - rido tutti i secoli, tutte le classi sociali, tutte le età. 
L'ho semplicemente imparato, così come si impara a risuolare le scarpe. Il riso d'America riposa nel mio petto, il riso d'Africa, riso bianco, rosso, giallo - e per un onorario adeguato - lo faccio risuonare così come esige la regia. 
Sono diventato indispensabile, rido sui dischi, sui nastri magnetici e i registi dei radiogrammi mi trattano con riguardo. Rido melanconicamente, con misura, istericamente - rido come un controllore del tram o come un apprendista nel negozio di generi alimentari: come si ride la mattina, la sera, di notte e al crepuscolo, in breve: dovunque e quando ci sia da ridere, io rido. [...]

Einrich Böll - L'uomo che ride 

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